È bene cercare di ritrovare la freschezza della nostra gioventù al momento di celebrare un anniversario. Non per compiacersene ma per verificare se gli impegni che sono stati assunti quel giorno di Tutti i Santi 1956 hanno portato i loro frutti e se ne siamo sempre gli eredi.

LE RIFORME NELLO SCAUTISMO IN FRANCIA: 1964-1975

Gli anni sessanta appartengono ai giovani. È l’onda del baby boom. Si sta creando una cultura giovane, la rivista “Salut les copains” ne è il simbolo, con una tiratura di oltre un milione di copie.

La riforma Pionniers-Rangers

Questo interroga l’equipe nazionale degli Scouts de France. Che peso hanno i suoi 100.000 membri di fronte ai dieci milioni di giovani? È importante ridurre la distanza tra il microcosmo dello scautismo e il mondo giovanile se si vuole raggiungere un maggior numero di giovani. Michel Rigal, Commissario Generale degli Scout de France, spiega che si tratta di “acclimatare tutti i giovani francesi allo spirito dello scoutismo” (1). Un vento di idee nuove (2) viene lanciato e trasmesso a livello locale da molti dirigenti presi dall’esterno dello scautismo, spesso venuti dall’operazione “Quadri Verdi” lanciata nel 1956 per compensare l’inadeguatezza dei giovani di età compresa tra i 18 e i 20 anni che dirigevano le Unità.

Ecco la risposta di Michel Rigal alla domanda di un Capo all’Assemblea Generale del 22 marzo 1964: “Credo che la proposta Pionnier cambierà il tipo di uomo scout. Alcuni elementi del metodo sono accentuati, come ad esempio il cantiere, la nozione di lavoro produttivo nella vita umana, sono una partecipazione e cogestione molto più accentuate… Rischiamo infatti di fare degli uomini più socializzati, cioè, invece di produrre l’uomo capace di sbrogliarsela in ogni circostanza e che mette le sue capacità al servizio della società, andremo molto più lontano verso un uomo che è integrato in una società certamente più collettiva e più socializzata” (3).

Questo significa che lo Scout deve attaccarsi alla società così com’è, a rischio di diluirsi nella massa e di perdere la sua specificità e la sua vocazione. La collocazione della natura, una dimensione essenziale dello scautismo, è messo in discussione. François Lebouteux, promotore della riforma, scrive a questo proposito: “Dietro la nostra uniforme (4) vi è una mistica: l’uomo non è più l’ospite della natura, ma diviene il suo conquistatore e padrone” (5). Oggi questa frase suona in maniera curiosa alle nostre orecchie, in un momento in cui l’umanità sta finalmente prendendo coscienza della fragilità del nostro pianeta.

La riforma delle Guide e Scouts d’Europa (6)

Per l’equipe nazionale delle Guide e Scouts d’Europa tutto accade dal 1956 al 1966 come se la Provvidenza avesse voluto che nel momento in cui lo scautismo cattolico in Europa procede ad un “aggiornamento” che lo taglierà fuori dalle sue origini e dalla sua storia, vi sia un movimento confessionale di scautismo fedele alle intuizioni di Baden-Powell e dei fondatori dello scautismo cattolico.

Certo, le Guide e Scouts d’Europa sono ancora poco numerosi (7), ma hanno cominciato la loro mutazione per tenere conto dei cambiamenti nel contesto sociale dell’epoca. Per Claude Pinay (8) e Pierre Géraud-Keraod, la F.S.E. è solo la continuazione, dopo la parentesi della guerra e con un’apertura più ecumenica, di quell’Ufficio Internazionale, fondato nel 1920 dal francese Jacques Sevin, dal belga Jean Corbisier e dall’italiano Mario di Carpegna (9). Questo inizio di scoutismo europeo era scomparso di fronte all’ascesa di regimi autoritari e di dittature nell’Europa prebellica, la maggior parte dei quali avevano proibito lo scautismo o lo avevano seriamente corrotto.

I tempi sono cambiati e lo scautismo deve tenerne conto. In questi anni di riforma negli Scouts de France, la FSE si interroga sul tipo di uomo e di donna da presentare come esempio ai giovani. Lo stile del “coloniale”, soldato della civilizzazione caro a Baden-Powell, non è più nell’aria dei tempi in cui l’Europa con dolore abbandona i suoi imperi coloniali; quello del “cavaliere” caro allo scoutismo prebellico sembra difficilmente compatibile con la presenza di una sezione femminile numericamente non trascurabile (10); quello del “raider” o del “paracadutista” con il berretto verde non piace alle nostre Capo e ai Capi della nostra associazione tedesca.

Per Claude Pinay e Pierre Géraud-Keraod è evidente che i problemi dello scautismo non si limitano a un semplice disaccordo su delle modalità pedagogiche (in particolare la divisione della Branca Esploratori in due Branche) ma su dei problemi fondamentali che attraversano la Chiesa e la società a seguito di una crescente secolarizzazione in contrasto con l’ottimismo di alcuni testi del Concilio. Tuttavia, per loro il modello dell'”avventuriero nella giungla”, adottato alla fine della guerra, era un errore. I Raiders (11) hanno introdotto nello scoutismo tecniche costose, spesso al di fuori dalla portata degli adolescenti e dei giovani Capi, e quindi seminando illusioni. In questo modo i Raiders hanno preparato involontariamente la riforma Pionniers-Ranger, che purtroppo ne ha accentuato gli eccessi.

La cosa importante non è esclusivamente il Metodo Scout, ma lo spirito con cui questo Metodo viene applicato. Non si tratta di mantenere uno scautismo di prima della guerra con il quale per la FSE non vi è più alcun legame, a parte il cerimoniale. La Federazione dello Scoutismo Europeo innova restando fedele allo scautismo di Baden-Powell e allo scautismo del padre Sevin. Le Guide e Scouts d’Europa rompono la rigida camicia di forza dello scautismo nazionale e mondiale. Ciò che è importante è vivere realmente – attraverso l’esperienza dei giovani stessi – uno scautismo doppiamente internazionale perché si rifà alla Chiesa di Gesù Cristo e a Baden-Powell.

Le Guide e Scouts d’Europa hanno visto chiaramente che gli Scouts de France correvano verso il disastro, non fosse altro che per l’esistenza in un’unica associazione di una Branca Esploratori (dove i Raiders offrivano un modello secolarizzato in totale disaccordo con il suo tempo e con i valori evangelici) e di una Branca Rover assolutamente agli antipodi della Branca Verde, essendosi evoluti sempre di più verso l’impegno politico, seguendo in alcune località la pastorale dei preti operai, politicamente impegnati nel sindacalismo….

Molti non si sono ancora resi conto che l’articolo 5 della Carta dello Scoutismo Europeo si rivolge sia ai Pionniers che ai Raiders (12). Nessuna pedagogia specifica separata per gli Scouts più piccoli e gli Scouts più grandi, sì, ma soprattutto una Branca Esploratori in coerenza con la Branca Rover che seguirà. Questo è ciò che separa realmente in Francia le Guide e Scouts d’Europa dagli Scouts Unitaires de France. L’unità della Branca Esploratori è importante, ma il divario tra gli ideali della Branca Verde e quelli della Branca Rossa è ancora più importante. Per Pierre Géraud-Keraod, la Branca Rover è essenziale, è essa che dà il tono alla Branca Esploratori. Questo è ciò che sostenne nel suo discorso ai Capi dello scautismo “unitario” riuniti al Castello di Courances nel 1966, dopo che Michel Menu aveva proposto, con stupore di tutti i
partecipanti, i suoi “jet-scouts”, una variante di destra, e sempre molto secolarizzata, dei Pionniers.

A tal fine, l’équipe nazionale francese cercherà un modello da proporre ai giovani che non sia in contraddizione con i valori del Vangelo, curando di ricristianizzare il modello e sforzandosi di reinserire lo Scout nello spirito delle Beatitudini. Dovrà essere accettabile per le varie denominazioni cristiane, essere compatibile con una Sezione Femminile, senza di questo qualsiasi volontà di intereducazione tra ragazzi e ragazze produrrà solo frutti cattivi. Dovrà essere comprensibile a tutte le culture dell’Occidente e dell’Oriente, che già costituiscono e arricchiranno più tardi la comunità internazionale delle Guide e Scouts d’Europa.

Dopo molte riflessioni emerge l’idea del “pellegrino”. Il pellegrino è colui che viaggia, che passa, “lo straniero che viene da altrove e che non appartiene alla società autoctona stabilita, dall’altro lato è colui che viaggia attraverso uno spazio e in questo spazio si vive una trasformazione interiore” (13). Questa mutazione si compie nell’atto stesso del pellegrino che attraversa uno spazio e riceve lo sguardo degli altri, dei sedentari, che lo guardano passare o che lo accolgono. Questa situazione è infatti quella del cristiano contemporaneo, a volte respinto o addirittura trattato con indifferenza e sempre più ostilità.

Il mito del pellegrino è più di un mito. A differenza degli imperi coloniali, rimane attuale e vivo. Non siamo forse in pellegrinaggio sulla terra? La cosa divertente è che questa figura oggi è molto attuale, per esempio nel discorso ecologista. “Quale terra lasceremo per i nostri figli? Siamo solo di passaggio”, argomento supremo del pellegrino, al quale tutti sono sensibili, credenti e non. Il bene ultimo del pellegrino è essere europeo. L’Europa è la civiltà del passo, dei sentieri, dei cammini.

Ma guai alle Guide e Scouts d’Europa! Il loro modello non è adatto alla pastorale dei vescovi dell’epoca, che è quella dell’occultamento (14). Per evangelizzare il mondo moderno dobbiamo sparire, occultarci nella pasta umana. Per quanto rispettabile possa essere questo postulato, ridurrà la rappresentazione e la visibilità della Chiesa.

Al contrario, le Guide e Scouts d’Europa osano proclamarsi cristiani, senza ostentazione o occultamento. Gli adulti dimenticavano che gli adolescenti non reagiscono mai a degli schemi. Hanno bisogno di messaggi espliciti, cristiani… Questo determinerà più tardi il successo delle Giornate Mondiali della Gioventù.

Non bisogna sorprendersi che vi sia una crescente incomprensione tra una parte del clero e questi giovani accusati di trionfalismo e poi di integralismo. Il mondo clericale dimenticava che l’associazione si rivolgeva principalmente a degli adolescenti i quali, senza un annuncio esplicito del messaggio cristiano, non potevano incontrare Cristo. Solo molto più tardi, con la progressiva accettazione nella Chiesa dei nuovi movimenti spirituali e delle tante vocazioni sacerdotali e religiose provenienti dall’associazione, il clero accetterà la visibilità delle Guide e Scouts d’Europa con ciò che è contenuto nella gioventù di sfide e di fastidio per gli adulti.

Le ragioni di un successo

Fino alla pubblicazione del libro di Jean-Luc Angélis, “La vera storia delle Guide e Scouts d’Europa”, era abituale spiegare lo sviluppo dell’associazione in Francia con una emorragia degli Scouts de France verso le Guide e Scouts d’Europa. È un dato di fatto che dal 1964 al 1973 gli Scouts de France persero metà dei loro effettivi (15). Le ragioni di questo crollo non sono però da cercare all’esterno, ma all’interno delle associazioni di scautismo francese e nell’evoluzione della società francese.

Uno studio sull’evoluzione degli effettivi dell’associazione ha mostrato che dal 1956 al 1976, ovvero vent’anni, in Francia sono stati creati 623 fondazioni FSE delle quali solo 32 provenivano da altre associazioni scouts francesi, principalmente Riparti “unitari”. Lo sviluppo dell’associazione è dovuta essenzialmente a qualche centinaio di giovani di età compresa tra i 15 e i 18 anni, sostenuti dalle loro famiglie, che si sono riappropriati dello scautismo, in reazione a una nomenklatura di pedagoghi che avevano preso il potere nel movimento scout.

Questo ricorda gli inizi dello scautismo cattolico in Francia negli anni Venti, quando gli Scouts de France dovevano affrontare l’ostilità di gran parte del clero e dell’episcopato. Il movimento aveva poi retto solo grazie al sostegno incondizionato delle famiglie, all’entusiasmo dei giovani, alla devozione di alcuni sacerdoti e… al sostegno della Santa Sede.

Dieci anni dopo, nel 1975, l’obiettivo della Route del Mont St Michel è raggiunto (16). La Branca Rover è sufficientemente forte perché Jean-Charles de Coligny a Roma, a San Paolo Fuori le Mura, lanci i Rovers Piloti sul Cammino di San Giacomo di Compostella. “Per i pionieri della Branca Rover degli Scouts d’Europa, la ripresa del pellegrinaggio a Santiago non faceva parte di una ricerca storica, archeologica o turistica, e tanto meno di un’attività che potesse occupare utilmente i più anziani dell’associazione nei mesi estivi, ma fu un’avventura indimenticabile. […] Il Cammino di Sain Giacomo voleva incarnare la spiritualità stessa del Roverismo e servire così come scuola di vita. Con nessun precedente conosciuto e un genio pedagogico ineguagliabile, si è offerta ai passi di tutti, sempre nuova con il suo millennio di esistenza” (17).

Luc Adrian, giornalista di Famille Chrétienne, dice che nel 1982 a San Giacomo di Compostela erano stati contati solo 120 pellegrini. Nel 1999, ultimo anno santo compostellano del millennio, decine di migliaia di persone erano dirette verso la tomba dell’Apostolo (18). Dal 1975, sui sentieri che erano stati abbandonati per secoli, i nostri Rovers Piloti furono gli esploratori che aprivano la strada.

Le Guide e Scouts d’Europa sono stati il crogiolo per la rinascita del tradizionale scautismo cattolico in Francia e in Europa. Senza di loro, il centenario dello scautismo sarebbe stato celebrato nel 2007 sul Champ de Mars di Parigi, davanti a una folla molto piccola. Secondo molti sacerdoti presenti a Vézelay per il lancio dell’anno a ogni Giornata di Tutti i Santi dal 1976 in poi, la strada europea delle Guide e Scouts d’Europa è molto più simile alle nuove comunità che fioriscono nella nostra Chiesa che non allo scoutismo prebellico.

Maurice Ollier.

(Allegato)

 

1 Chefs, n° 361, décembre 1961, p.63.
2 La dinamica di gruppo che arriva dagli Stati Uniti e che nasce nell’ambito della corrente non direttiva con Carl Rogers come promotore.
3 Chefs, n° 379, mai 1964, p.32.
4 Lo scout cambia stile abbandonando il modello di Baden-Powell per indossare la camicia rossa dei pionieri sovietici.
5 François LEBOUTEUX, L’École du chantier, Coll. Scouts de France, P.I.F., 1964, p 201.
6 Questo paragrafo riprende un gran parte del capitolo 4 del libro di Jean-Luc ANGÉLIS, La véritable histoire des Guides et Scouts d’Europe, Presses de la Renaissance, 2008.

7 1.020 membri dei quali 350 in Francia (Verbale del Consiglio Federale di Dover, Ognissanti 1963)
8 Commissario Generale dell’associazione francese dal 1962 al 1965.
9 Vedere al termine dell’articolo l’appendice IX del libro del Padre Jacques Sevin su l’Office International des Scouts Catholiques, Le Scoutisme, Éditions Spes, 1924, Deuxième édition, pp. 336 à 338.
10 Essa costituirà rapidamente il 40% degli effettivi e il 60% dei Capi Unità e Aiuti.
11 I Raider Scouts furono un’innovazione degli Scouts de France, lanciata nel 1947 da Michel Menu, allora Commissario NazionaleEsploratori. Miravano a rinnovare la Branca Esploratori con l’introduzione di tecniche moderne (N.d.T.).
12 Articolo 5 : «Lo scautismo considera la vita ed il gioco nella natura come un pilastro essenziale del suo metodo. Non riduce l’uomo a un “fai da te gigante”. Crede che la natura debba essere prima di tutto contemplata, poi regolata, piuttosto che trasformata. Vuole educare i giovani all’umiltà, allo spirito di povertà ed al senso del servizio gratuito mediante mezzi semplici, alla portata di tutti …»

13 Alphonse DUPRONT, Pèlerinages et lieux sacrés, Encyclopedia Universalis, p.167.
14 Cf. Ludovic LALOUX, Passion, tourment ou espérance ? Histoire de l’Apostolat des Laïcs depuis Vatican II, F.X. de Guibert, 2003.
15 Philippe LANEYRIE, Les Scouts de France : L’évolution du mouvement des origines aux années quatre-vingt, Cerf, 1985, p.330.

16 Contact n° 7 settembre 2017
17 Marc de COLIGNY, Marche à l’étoile ! Vademecum du routier pèlerin de Compostelle, Collection Route et Feu, 2009
18 Luc ADRIAN, En marche vers Compostelle, Famille Chrétienne n° 1121 8 luglio 1999.


Comments are closed