Il ruolo eminente delle giovani Capo e dei giovani Capi

Per i fondatori della FSE, cattolici, luterani e ortodossi, la missione che Cristo affida ai suoi discepoli deve essere compiuta da tutti coloro che compongono la Chiesa, anche se sono giovanissimi; essi hanno coscienza che la legittimità della loro azione deriva dal loro stato di battezzati e di cittadini, così come dalle famiglie che affidano loro i figli. Così tutti i battezzati, ciascuno secondo la propria condizione personale, sono tenuti a collaborare attivamente alla trasmissione della parola predicata da Gesù. In particolare, i Capi Squadriglia, i Rovers e le Scolte, i giovani Capi e Capo sono nella posizione migliore per trasmettere una testimonianza di fede ai loro ragazzi/e.

Come scrive il Concilio qualche anno dopo, essi sono consapevoli che essendo “incorporati a Cristo col battesimo e costituiti popolo di Dio e, nella loro misura, resi partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, per la loro parte compiono, nella Chiesa e nel mondo, la missione propria di tutto il popolo cristiano[1]. Fin dall’inizio del movimento, questi giovani hanno la volontà di integrare intimamente la vita spirituale nella vita scout, insistono sulla necessità della vita sacramentale e sull’importanza di trasmettere la fede ai giovani dei quali sono responsabili, ma anche sulla necessaria obbedienza ai pastori della Chiesa. Essi sono consapevoli, come Giovanni Paolo II dirà più tardi, che “I giovani non devono essere considerati semplicemente come l’oggetto della sollecitudine pastorale della Chiesa: sono di fatto, e devono venire incoraggiati ad esserlo, soggetti attivi, protagonisti dell’evangelizzazione e artefici del rinnovamento sociale[2]. Questa frase, questo intero paragrafo, sono “fondamentali” per noi. Essi fondano la vocazione e il funzionamento del nostro movimento, un “movimento di giovani da e per i giovani”.

Le Guide e Scouts d’Europa non sono solo un movimento di giovani laici guidato da giovani laici. Dal momento che “la FSE dà il primato alla vocazione di ogni cristiano alla santità[3], vede in ogni Capo dei “collaboratori di Dio Educatore”[4]. Durante l’adolescenza si diventa meno sensibili alle parole e ai discorsi. Ma si è pronti a seguire un modello a condizione che sia qualcuno di valore, un testimone;”L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni[5]. I giovani si fidano del loro Capo Squadriglia e dei membri della Pattuglia Direttiva e in questo rapporto di fiducia gli anziani possono trasmettere una testimonianza di fede. Per questo sono loro che si fanno “carico delle anime” durante la loro investitura. Non vi è dissociazione tra la pratica dello scautismo e la fede.

Questa cura animarum è affidata ai giovani Capi e Capo, che hanno piena e completa responsabilità per l’educazione integrale, sia cristiana che umana, dei giovani che sono loro affidati. In questo contesto, e mentre lo scopo del movimento è la santificazione dei suoi membri, non possiamo svolgere la nostra missione “senza l’aiuto dei sacerdoti che, in virtù della loro ordinazione, hanno la missione di insegnare, santificare e condurre il popolo cristiano alla salvezza[6]. Perciò,”per raggiungere i suoi obiettivi educativi, è essenziale che[il nostro movimento] benefici del ministero dei sacerdoti[7]. Il termine’ consigliere spirituale’, usato nel 1957, ha rapidamente lasciato il posto al termine’ consigliere religioso’.

Questo neologismo non deve farci dimenticare il vero posto del sacerdote accanto al Capo. “I Consiglieri Religiosi, in collaborazione con i Capi Unità o i responsabili di una equipe a livello territoriale o di Branca, animano la vita spirituale e liturgica delle Unità o delle Equipes, secondo i termini del Direttorio Religioso della Federazione dello Scoutismo Europeo [8]. Non dovrebbero limitarsi a benedire le croci e le promesse, né a celebrare di tanto in tanto una Messa. Questo uso minimo del sacro ministero è chiaramente insufficiente. Certo, il Capo Unità è il primo responsabile della pedagogia della fede nell’ambito delle attività scouts, ma “I capi, a tutti i livelli, hanno il dovere di favorire il ministero degli Assistenti Spirituali verso i giovani che sono loro affidati[9]. Il “consigliere religioso”, come suggerisce il suo nome, ha un ruolo consultivo verso il Capo Unità, ma deve realmente esercitarlo all’interno della comunità dei formatori, di cui è parte integrante, avendo cura di “non sostituirsi ai capi laici[10]. Lascia ai Capi il loro posto pieno, anche nel campo della pedagogia della fede e non monopolizza l’animazione spirituale dell’Unità. Se giustamente a lui sono assegnate certe azioni, egli sa come suscitare la collaborazione dei Capi e dei giovani per la preparazione della liturgia, l’animazione dei tempi di preghiera, la preparazione delle prove religiose… Il “consigliere religioso” è un accompagnatore e un formatore. Non è semplicemente un “cappellano” incaricato delle celebrazioni liturgiche e della benedizione delle Promesse e delle investiture[11].

Anche se i “consiglieri religiosi” sono “responsabili con i giovani Capi dell’educazione [integrale, cristiana e umana dei giovani] e elementi insostituibili, come sacerdoti e ministri della Parola[12], il ruolo dei giovani Capi e Capo è essenziale: “Il compito che ti si offre è magnifico e pieno di responsabilità. I giovani ti guarderanno ed accetteranno le tue proposte se riconosceranno che fai del tuo meglio per testimoniare i valori che professi[13]. Giovanni Paolo II amava ripetere ai giovani, scherzando:”Io sono il vostro amico… ma un amico esigente, perché Gesù è esigente“. Lo scautismo deve anche essere esigente con i suoi Capi, e quindi ha il dovere corrispondente di proporre loro non solo una formazione pedagogica, ma anche una formazione cristiana e umana e un accompagnamento personale che permetta loro “l’approfondimento della fede insegnata dal Magistero della Chiesa, un intenso “stile sacramentale della vita” [14] considerandolo parte integrante dello stesso “stile scout” dei propri Capi[15].

“Tenendo fisso lo sguardo alla vita eterna, il Beato Pier Giorgio Frassati, morto nel 1925 all’età di 24 anni, diceva: “Voglio vivere e non vivacchiare!” e sulla foto di una scalata, inviata ad un amico, scriveva: “Verso l’alto”, alludendo alla perfezione cristiana, ma anche alla vita eterna” [16]. La missione dei giovani Capi e Capo è infine quella di risvegliare i giovani loro affidati a questo desiderio di vivere la loro vita in pienezza:”aiutare i giovani a vivere, non a vivacchiare, è il ruolo dell’educazione[17].

Gwenaël Lhuissier

[1] Concilio Vaticano II, Costituzione Dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium, 21 novembre 1964, n° 31.

[2] Giovanni Paolo II, esortazione apostolica post-sinodale Christifideles laici sulla vocazione e la missione dei laici nella Chiesa e nel mondo, 30 dicembre 1988, n.46.

[3] Direttorio Religioso della FSE, art. 3, 16 novembre 1997.

[4] Giovanni Paolo II, esortazione apostolica post-sinodale Christifideles laici sulla vocazione e la missione dei laici nella Chiesa e nel mondo, 30 dicembre 1988, n.61.

[5] Paolo VI, esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi all’episcopato, al clero e ai fedeli di tutta la Chiesa sull’evangelizzazione nel mondo moderno, 8 dicembre 1975, n.41.

[6] Vademecum des conseillers religieux, juin 2010.

[7] Protocollo fra il Comitato Episcopale Infanzia-Gioventù [francese] e l’Association des Guides et Scouts d’Europe, 31 maggio 2001, preambolo, §10.

[8] Protocollo fra il Comitato Episcopale Infanzia-Gioventù [francese] e l’Association des Guides et Scouts d’Europe, 31 maggio 2001, preambolo, §11.

[9] Direttorio Religioso della FSE, art. 5, 16 novembre 1997.

[10] Direttorio Religioso della FSE, art. 5, 16 novembre 1997.

[11] Vademecum des conseillers religieux, juin 2010.

[12] Direttorio Religioso della FSE, commentario dell’art. 8, 18 novembre 2000.

[13] Cerimoniale delle Guide e Scouts d’Europa, ‘Investitura dei Capi’.

[14] Giovanni Paolo II, lettera Dominicae Cenae a tutti i Vescovi della Chiesa si misteri e il culto della Santa Eucarestia, 24 febbraio 1980 (AAS 72 [1980*124).

[15] Direttorio Religioso della FSE, commentario dell’art. 3, 18 novembre 2000.

[16] Benedetto XVI, Messaggio ai giovani del mondo in occasione della XXV Giornata Mondiale della Gioventù, 28 marzo 2010.

[17] Mgr Stanisław Ryłko, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, Un movimento educativo cattolico riconosciuto dalla Santa Sede, dimensione ecclesiale e le sue conseguenze pastorali, congresso dei “consiglieri religiosi”, Roma, 2006.


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