La «Carta dei principi naturali e cristiani dello Scoutismo Europeo» è uno dei «testi fondamentali» dell’UIGSE-FSE. Bruno Rondet ci presenta le sue riflessioni su questo importante documento federale.

Enunciato dell’articolo 5

“Lo scautismo considera la vita ed il gioco nella natura come un pilastro essenziale del suo metodo. Non riduce l’uomo a un “gigantesco fai da te”. Crede che la natura debba essere prima di tutto contemplata, poi regolata, piuttosto che trasformata. Vuole educare i giovani all’umiltà, allo spirito di povertà ed al senso del servizio gratuito mediante mezzi semplici, alla portata di tutti, che sviluppino il senso critico, l’abilità, lo spirito di iniziativa, il gusto dell’armonia; esclude quindi l’impiego di tecniche costose e non rispondenti alla necessità psicologiche e pedagogiche dell’età”.

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1/. La chiave di uno scautismo di successo secondo padre Jacques Sevin

La chiave di uno scautismo efficace, ci insegna padre Jacques Sevin, è portare ALLO STESSO TEMPO ai partecipanti una risposta ai loro bisogni di CONTEMPLAZIONE e di AZIONE. Tuttavia, prima di agire, bisogna essere, perché l’agire segue l’essere. Così, anche se lo scautismo si pratica nella in natura, l’essenziale non è principalmente nelle tecniche utilizzate, ma negli aspetti morali e spirituali che sono alla base di ogni istante della vita all’aperto. Sono questi aspetti permanenti della vita scout (codificati dalla Legge Scout) che faranno la sua riuscita.

Per convincerci di questo è sufficiente aprire il libro principale del padre Jacques Sevin “Le Scoutisme”¹ al capitolo IX, intitolato “Il campismo”. Questo capitolo è dedicato alla vita al campo. Il padre non si sofferma sugli aspetti materiali, ma insiste costantemente sugli aspetti morali e spirituali della vita al campo. Ecco alcuni estratti significativi:

“Nei Riparti cattolici, spesso nel posto d’onore vi è una tenda-cappella”(p. 107).

“Una giornata al campo. Alle 6 del mattino, la sveglia, toilette e, subito dopo, la preghiera, perché per avere la sua influenza sulla giornata è importante che sia la prima cosa fatta. La formula della preghiera, biblica e poetica, è detta dal capo campo o dall’assistente: “Dio onnipotente, che hai steso al di sopra delle nostre teste i cieli come una tenda, guarda con gentilezza i tuoi figli in piedi all’alba di un nuovo giorno. Allontana da questo campo tutto ciò che Ti offende e uniscici al servizio gli uni degli altri, affinché questa giornata possa trascorrere bene in amicizia e grande gioia. Per Gesù Cristo nostro Signore. Così sia “.

“Diciamo, tra l’altro, che un Riparto cattolico si accamperà preferibilmente vicino a una
chiesa per partecipare tutti i giorni alla Messa. È abbastanza chiaro che vi è un abisso dal punto di vista dell’atmosfera morale con un campo dove ci si accontenta della Messa domenicale. Quando vede che tre quarti del suo Riparto ogni giorno si accostano con lui alla Comunione, il Capo Riparto può stare tranquillo”(p. 109).

“Ecco perché il capo deve conoscere i suoi ragazzi e non ammettere al campo coloro che non hanno diversi mesi di presenza nel Riparto. «Non puoi, dice molto bene il Capo Riparto Philip Carrington, permetterti il lusso di un solo ragazzo del quale non sei sicuro: egli può rovinarti due terzi del campo». E tra gli altri segni non ingannevoli, egli pone la disciplina sincera e cordiale: «Devi esigere l’obbedienza alla prima parola. Un ragazzo che non è così è uno Scout fallito e un Riparto che non è così non offre nessuna sicurezza per il campo» (pag. 114 e 115).

La legge, presa sul serio e praticata in maniera soprannaturale, serve per stabilizzare con un effetto costante le anime degli adolescenti, che sono un po’ spaventate dalla sensazione di totale assenza di costrizione che dà la vita all’aria aperta”(p. 115).

Per il Capo Riparto, il senso cristiano passa davanti a tutto:”Senza di esso, lo scautismo è pericoloso e il campismo sarà, per i tre quarti del tempo, solo un mezzo efficace di perversione per gli Scouts più giovani”.

“Noi cattolici diamo ai nostri campi un tono soprannaturale”.

“Il campo – parlo per lo più del campo annuale, un po’ prolungato – è da intendersi come una prova morale”.

“Il campo è possibile solo se immerso, fin dal primo giorno, in un’atmosfera risolutamente e profondamente religiosa”. Questa atmosfera religiosa non sarà il risultato di molteplici pratiche di pietà, né di sermoni su tutto, a luogo e fuori luogo. La preghiera sia santificata, in orari prestabiliti al mattino e alla sera. Che essa sia soprattutto viva, adattata, in aperta rottura con quelle formule non liturgiche e banali; pregate voi stessi, attraverso ciò capiranno che non hanno due vite, una vita cristiana che si veste la domenica mattina e dieci minuti al giorno durante la settimana, e una vita scout che li prende e li assorbe nel resto del tempo; ma che queste due vite fanno una e solo una e che essi sono Scouts per vivere da cristiani nel modo più perfetto. Se non potete avere la Messa all’aria aperta, cercare di stare vicino a una chiesa o a una cappella… e vedrete che vi è una differenza tra un campo ordinario e un campo dove le persone fanno la comunione.

“Durante la giornata ridete e danzate. Venuta la sera l’apostolo, che vive in ogni Capo Riparto, avrà il suo tempo intorno al fuoco del consiglio. “Troppo poco numerosi, dice con ragione Ph. Carrington, sono coloro che si rendono conto di tutto ciò che può essere tratto dalla Bibbia” (p. 119).

I vostri giovani ascoltatori rimarranno stupiti e poi colpiti quando vedranno che la loro vita di campo è quella che il Salvatore degli uomini condusse per tre anni, senza avere dove riposare la sua testa… Da quel momento capiranno meglio il «Verbo fatto carne che ha abitato tra noi», lo sentiranno più vicino… Poi quando, come un padre di famiglia, avrete benedetto il Riparto e tutte le Squadriglie saranno rientrate sotto le tende, avrete qualche volta la consolazione di vedere (un ragazzo) aprirvi filialmente il suo cuore e chiedervi aiuto per vivere meglio … E di queste conversazioni con queste anime di Scouts in difficoltà, dove si sente Dio così vicino, dove qualche volta si decide tutta una vita, so che ne hanno mantenuto ricordi indimenticabili” (p. 120).

2/. Insegnamenti da trarre in rapporto agli attuali stili di vita

La tentazione è quella di concentrarsi sugli aspetti materiali della vita del campo, mentre ciò che renderà la vita del campo un successo saranno gli aspetti morali e spirituali, vale a dire lo spirito scout e l’applicazione della Legge Scout.

Si deve quindi tenere presente che nel nostro scautismo vi sono due realtà che si compenetrano costantemente: gli aspetti morali e spirituali della vita scout interferiscono costantemente con gli aspetti concreti e materiali. Come l’anima nel corpo, li “informano”: non sono estranei fra loro, ma amici.

È il momento di ricordarci il consiglio che dava il padre Jacques Sevin:”Se il lavoro migliore dello Scout è fatto all’aperto, è perché è stato preceduto da quello del Capo Riparto, con la sua preghiera a Dio, ma anche al suo tavolo di lavoro, libro sotto gli occhi e penna in mano“². Questo è tanto più importante in quanto siamo immersi in delle società la cui vita è materializzata a oltranza nei consumi, nella pubblicità, nelle ultime mode, nella stampa, nella televisione, in internet e nei telefoni cellulari. Quanti vivono e camminano con gli auricolari nelle orecchie, o tamburellano sulle loro tastiere non appena trovano un momento disponibile, proiettati fuori dalla realtà e come “incapsulati” nei loro tablet !

Dobbiamo pertanto prestare particolare attenzione alla preparazione morale e spirituale dei nostri campi. Accadrà che l’Assistente Spirituale, preso dai suoi altri ministeri, non possa partecipare a tutto il campo. In questi casi, è consigliabile campeggiare in prossimità di un monastero. Così la vita spirituale nel campo non sarà solo una “parentesi” quando sarà presente l’Assistente Spirituale, ma potrà essere assicurata durante tutto il campo dai monaci sacerdoti per il maggior beneficio di tutti.

Bruno Rondet

(segue)

 

29 Jacques Sevin, « Le Scoutisme ». Les presses d’Ile-de-France, collection « Fondateurs », riedizione 1999 dell’Association Père Jacques Sevin. L’edizione originale del 1922 è introvabile.

30 Jacques Sevin, «Le Chef», gennaio 1924 e «Pour penser Scoutement», Editions Spes, 1934 «Travail, union», p. 40.


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