È bene cercare di ritrovare la freschezza della nostra gioventù al momento di celebrare un anniversario. Non per compiacersene ma per verificare se gli impegni che sono stati assunti quel giorno di Tutti i Santi 1956 hanno portato i loro frutti e se ne siamo sempre gli eredi.
LA NASCITA DELLA SEZIONE FEMMINILE
Lo Scautismo Europeo è in linea con la dichiarazione sull’Educazione Cristiana Gravissimum Educationis del Concilio Vaticano II. Bisogna “tener conto della differenza tra i sessi e della vocazione particolare attribuita all’uomo e alla donna, dalle Divina Provvidenza, nella famiglia e nella società”[1]. La FSE ritiene che “l’educazione differenziata delle ragazze e dei ragazzi all’interno di Unità di vita distinte costituisca un punto essenziale della sua pedagogia”[2].
La presenza delle ragazze è testimoniata nel movimento fin dalla sua nascita. Posso testimoniare che c’erano Riparti Guide al Jamborette[3] di Saint-Loup de Naud nel 1960. Erano fortemente in minoranza, ma avevano il loro sottocampo.
Guide italiane in tenuta da campo nel calendario 2000
Come sono arrivate nel nostro scoutismo, che era molto maschile? Ho sempre sentito dire che nella riunione di Colonia di Ognissanti del 1956 erano presenti qualche sorella e qualche fidanzata. Esse pensarono che lo scoutismo europeo poteva interessarle. Fortunatamente non volevano la fusione. Al contrario, avevano intenzione di vivere il loro scautismo fra ragazze. I ragazzi, che nel complesso erano molto giovani[4], non si opposero, a condizione che le ragazze si gestissero da sole. Il primo o uno dei primi Riparti Guide FSE nacque a Wuppertal, in Germania. È stato questo Riparto a dare il tono alle guide di Lizig Géraud-Keraod che parteciparono al Jamborette di Marburg am Lahn del 1964.
All’inizio degli anni ’60, il mio Gruppo FSE[5] nel 13° Arrondissement di Parigi è stato “gemellato” con il Parigi 3° FSE, un Gruppo femminile che ci forniva le Capo per il nostro Branco di Lupetti. Le ragazze portavano la camicia kaki come i ragazzi e una gonna blu. Seguivano il Sistema delle Squadriglie applicando il Cerimoniale scout dei ragazzi.
Nel 1965 si tenne la prima Assemblea Generale organizzata dalla nuova équipe francese che aveva preso in mano le sorti del movimento in Francia nel 1963. In quel momento vi erano circa venti Gruppi maschili e dieci Gruppi femminili. Ma a causa della presenza delle Capo dei Lupetti, in Assemblea la presenza femminile e maschile era all’incirca uguale.
Nella riunione successiva all’Assemblea, la discussione si concentrò principalmente sulle Terze Branche, che ancora non esistevano, perché vi era un’importante necessità di Capi e soprattutto di Capi per inquadrare le Prime Branche, così come la Brance Guide, che si stavano sviluppando. L’équipe nazionale, guidata all’epoca da Marie-Claire Gousseau, fece notare diverse cose: prima di tutto vi erano Capo in camicia celeste[6] e Capo in camicia kaki. Nulla giustificava questo caleidoscopio, perché tutte erano Scolte in servizio nelle Branche Verde e Gialla.
Inoltre, l’équipe Guide non accettava le tappe proposte ai ragazzi nella rivista “Scout d’Europe”[7] che era appena uscita. Si parlava di scudiero e di cavaliere. Il disegno che accompagnava la tappa dello “scudiero” era una copia di un disegno di Raider-Scout di Michel Menu che rappresentava uno scout grande in moto con dietro di lui uno più giovane. Per l’Equipe Guide questo contraddice tutto ciò che era stato detto fino a quel momento sui “raiders”, antenati dei “pionniers” ed era in contrasto con l’articolo 5 della Carta dello Scautismo che sostiene l’uso di mezzi semplici alla portata di tutti.
L’equipe nazionale Guide non era stata consultata e credeva, giustamente, di avere voce in capitolo quanto allo stile dei ragazzi, che dovrebbe essere compatibile con lo stile delle ragazze. In questo modo tutte le equipes nazionali si impegnarono in un processo di riflessione sul modello che intendevamo proporre ai nostri ragazzi E alle nostre ragazze.
Ciò corrispondeva alle preoccupazioni di Pierre Géraud-Keraod. Per lui era la Branca Rover che doveva dare il tono alla Branca Esploratori e non viceversa. E’ quindi necessario che, parallelamente al programma di formazione sistematica che stavamo organizzando per le Branche Verdi e Gialle, gli Esploratori e le Guide partecipassero a modo loro alla costruzione delle Terze Branche.
Claude Pinay, Commissario Generale all’epoca, sottolineò che il “mito del raider” risuonava ancora nella mente di molti dei nostri giovani capi di Esploratori e che dovevamo confrontarci con questo fatto e presentare ai nostri giovani uno stile compatibile con il nostro tempo. Questo stile non poteva più essere il cavaliere dei tempi passati, anche se caro a Baden-Powell, da un lato perché il nostro scautismo era aperto alle ragazze e, dall’altro, perché i valori cavallereschi erano stati violati dalle nostre due guerre mondiali successive. Non può nemmeno essere il “raider” che aveva un’immagine scristianizzata e che i nostri Capi tedeschi pacifisti aborrivano.
L’accordo si basò su un’idea molto semplice. Se vogliamo dei Rovers e delle Scolte tra qualche anno, dobbiamo mettere fin da ora gli Esploratori e le Guide in cammino. La strada è il luogo privilegiato dove ragazzi e ragazze potranno costruirsi prendendo abitudini comuni e uno stile comune. Il pellegrinaggio ha anche un enorme vantaggio. Questa attività è universale e comprensibile anche per tutte le altre associazioni della FSE.
Venne deciso che le Unità delle Branche Verdi avrebbero iniziato sistematicamente il loro anno Scout con un pellegrinaggio a un santuario regionale e che avremmo approfittato delle celebrazioni del millennio della fondazione dell’Abbazia Mont-Saint-Michel in Normandia per lanciarne lo stile[8].
Alla fine del 1966, Marie-Claire Gousseau ottenne la possibilità di riunire tutti le Capo (comprese quelle dei Lupetti) e le Scolte in una route che chiameremo “Route delle Abbazie Normanne” sul modello della Route di Puy en Velay che lei aveva seguito nel 1942 con padre Paul Doncoeur[9]. Il tema scelto riprendeva quello del Mont-Saint-Michel: “Città di Dio, città degli uomini”. E’ in questo momento che si crea quella che oggi chiamiamo la “Sezione Femminile” con, come segno visibile a tutti, il cambio di colore della camicia che diventa azzurro. E’ in questo momento che vengono create le bande “Guide d’Europa” e “Scouts d’Europa”, indossate sulla camicia e sul maglione, non per indicare il sesso di ognuno, ma perché le Capo dei Lupetti si affermino come delle Scolte in servizio nella sezione Scout portando la banda “Guide d’Europa”[10].
A differenza del Baussant, che, con grande sorpresa dell’équipe nazionale, fu immediatamente adottato dai giovani Capi come stendardo di Unità, la camicia azzurra impiegò molto tempo a prendere piede. Le Capo Squadriglia Guide fecero resistenza. Erano orgogliose delle loro camicie kaki, volevano essere come i ragazzi. Cinque anni più tardi, vi erano ancora camicie kaki in Bretagna, poi queste camicie diventarono camicie da campo e poi scomparvero.
In conclusione, i nostri attuali Rover sarebbero sorpresi di sapere che lo stile della Branca Rover, visibile in particolare a Vézelay, o a Paray, deve molto alle intuizioni femminili della metà degli anni Sessanta.
Maurice Ollier
[1] Leggere su questo argomento l’articolo di Gwenaël Lhuissier in Contact n° 4 di dicembre 2016.
[2] Direttorio Religioso della FSE, art. 3.
[3] Nel 1984 abbiamo preso l’abitudine di chiamare « Eurojam » questo tipo di campi che riunivano allora più migliaia di partecipanti.
[4] Una caratteristica di quest’epoca è l’estrema giovinezza di coloro che fondarono il movimento della FSE.
[5] Fu solo qualche anno dopo che in Francia si prese l’abitudine di assegnare un numero pari ai Gruppi Guide e dispari ai Gruppi Scouts.
[6] Le Capo dei Lupetti
[7] Rivista Scout d’Europe n° 9 1° trimestre 1965.
[8] Contact n° 7 settembre 2017. Leggere l’articolo di Maurice Ollier «60 anni, è un’età avanzata per un movimento di giovani» sul pellegrinaggio del Mont-Saint-Michel nel 1966.
[9] Uno dei fondatori e ispiratori del Roverismo cattolico francese negli anni ’20-‘40.
[10] Ugualmente i Lupettisti, molto rari all’epoca, portavano la loro uniforme rover. Solo qualche decina di anni dopo, per ignoranza, i Lupettisti presero l’abitudine in Francia di portare la camicia dello stesso colore dei loro Lupetti, una cosa che sarebbe sembrata nei primi anni dell’associazione come un’attenuazione del senso dell’uniforme, perché per una Zampa Tenera Akela rappresenta ciò che il Lupetto si dà come scopo della sua vita scout: “divenire un buon Esploratore e un buon Rover più tardi”.
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